EVENTI SPECIALI

Paradise – una nuova vita

Regia: Davide Del Degan
Soggetto: Davide Del Degan, Andrea Magnani
Sceneggiatura: Andrea Magnani
Fotografia: Debora Vrizzi
Montaggio: Luigi Mearelli con la collaborazione di Daniela Crismani
Scenografia: Niko Novak
Costumi: Polonca Valentinčič
Musiche: Luca Ciut
Produzione: Pilgrim Film, A-Atalanta, Rai Cinema
Distribuzione: Fandango Distribuzione
Origine: Italia, Slovenia 2019
Durata: 85’

Premi: Slovene Film Festival (2020): Miglior Attrice non protagonista (Katarina Čas), Miglior Scenografia (Niko Novak), Miglior Costumista (Polonca Valentinčič)

Interpreti: Lorenzo Acquaviva (Ispettore), Giovanni Calcagno (killer), Selene Caramazza (Lucia), Katarina Čas (Klaudia), Claudio Castrogiovanni (Sicario), Domenico Centamore (Sicario), Paolo Fagiolo (Uomo assassinato), Bjorn Minigher (Matiaz), Hilde Minigher (Martina), Johanna Sigrid Minigher (Marcella), Vincenzo Nemolato (Calogero), Andrea Pennacchi (Mair), Claudio Vasile (Poliziotto), Sergio Vespertino (Suocero), Branco Završan (Padre Georg).

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Ghiaccio

A volte la sola fotografia non basta a raccontare una storia. Non basta perché di storie di migranti ne
sentiamo e vediamo tutti giorni, e allora l’unico modo per provare a dire qualcosa di nuovo, di
diverso, su di un tema molto dibattuto è immergersi dentro di esso. Lo si può fare con la fotografia,
certamente, ma la storia di Kebba, Seedia, James, Edward, Lamin e Joseph, è fatta di silenzi, di
suoni, di movimenti, di parole, ed è per questo che ho deciso di provare a raccontarla utilizzando un
mezzo diverso da quello che mi è più usuale. Una sfida, sicuramente, ma anche nuovi stimoli, nuovi
metodi di lavoro. La domanda che mi faccio spesso, da quando ho iniziato a lavorare a questa storia
nel giugno 2017, è: perché voler raccontare in un documentario la vita di questi ragazzi? Perché la
loro e non quella di altri migranti arrivati sul territorio italiano? E la risposta è semplice: perché
questi ragazzi sono la risposta a chi, in Italia, e nel resto del mondo, pensa che i richiedenti asilo
siano dei “parassiti” in grado, solamente, di sfruttare le risorse che gli Stati ospitanti mettono loro a
disposizione.

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