Alessio Bozzer

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Alessio Bozzer è nato nel 1975 lo stesso anno del Trattato di Osimo, che ha definito i confini tra Italia e Jugoslavia, ma non poteva definire quella pluralità culturale che è propria di questi territori. E’ una sorgente di storie nascoste, quasi dimenticate, di mondi perduti, di narrazioni sotterranee, parallele a quelle ufficiali. Tutto questo si trova nei film di Alessio, in cui spiccano una serie di titoli che hanno come protagoniste le storie della gente che vive sul confine: Trieste, Yugoslavia, The Community, Nuovo Cinema Buie. Sono tutti film che raccontano cosa c’è dall’altra parte, che raccontano la convivenza di identità diverse, che lasciano spazio a congetture e interpretazioni diverse.

Sono film, che non hanno la staticità dei film storici alla ricerca di una verità risolutrice, ma piuttosto dei film antropologici, che raccontano un continuo divenire. Il loro fine è valorizzare piccole storie, superare le trappole dei nazionalismi. Lui si pone come uomo postumo rispetto le storie raccontate, alla ricerca di ciò che ha anticipato il suo tempo.

La sua storia lavorativa è particolare, è un regista autodidatta, che proviene da studi scientifici, e dal lavoro del design, dove ha sviluppato precisione, senso grafico e cultura degli incastri. E’ sempre presente anche un’idea di sostenibilità narrativa, i cui limiti vengono dati dalle condizioni produttive nelle quali vengono realizzati i film. Tutto questo è confluito nella passione per il cinema, nel mito della sala cinematografica.

Il secondo lato della sua attività è formato da film su storie del mondo dell’arte: “Perché un film su Michele De Lucchi”, “Di padre in figlio” (sugli architetti Berlam e Nordio). Nel corto “Give up the ghost”, dal titolo si può capire che appartiene al genere horror, ma non c’è nulla di terrificante, c’è solo la curiosità per le cose del mondo, per i grandi dilemmi e le grandi sofferenze della vita, il pensiero che il racconto può esorcizzare le nostre paure. Il plot del film narra un’esperienza esistenziale, dove protagonisti sono la perdita e la ricerca di un naufragio, che mette in discussione il concetto di realtà psichica. La disgregazione diventa l’atto creativo.